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Rimandata a settembre la scuola vista dagli studenti

Ven, 22/05/2009
di: 
Donata Bonometti

Insoddisfacenti i rapporti congli insegnanti, nessun rapporto con il mondo del lavoro. Il sondaggio condotto in tre città

ALLA DOMANDA: «Tra i tuoi insegnanti ce ne è stato uno che ha esercitato su di te una influenza positiva e decisiva?», il 19% degli intervistati ha risposto: no, nessun docente. Il 45% ha risposto: sì, ce ne è stato uno solo. Il restante 36% ha detto che erano stati diversi. Va da sè che in quindici anni di scuola un ragazzo incontra molte decine di insegnanti. Per inciso quelli che dalle risposte risultano i più soddisfatti sono coloro che hanno avuto carriere scolastiche brillanti. Alla domanda: «Se potessi tornare indietro, faresti le stesse scelte che hai fatto dopo aver completato la scuola media inferiore?», un giovane su cinque ammette di aver compiuto una scelta almeno in parte sbagliata a testimonianza di un orientamento scolastico e formativo che lascia a desiderare. E alla cruciale domanda «Quanto è adeguato alle richieste del mercato del lavoro il livello di preparazione che ti ha dato la scuola», il 54 % risponde per niente o poco; solo il 7% dice molto o moltissimo.

Sono alcuni dei risultati di una indagine condotta dal Dipartimento di discipline della comunicazione dell’Universitàdi Bologna su un campione di 1.500 giovani fra i 19 e i 25 anni in tre città italiane: Bologna, Siena e Lecce. La ricerca che si intitola“La scuola vista dai cittadini” ed è stata svolta dall’Associazione Treellle, è stata presentata ieri all’Università di Siena da Attilio Oliva, presidente di Treellle, e Giancarlo Gasperoni, sociologo, docente dell’Università di Bologna.

I giovani sono contenti delle scelte che hanno compiuto? sono soddisfatti dell’istruzione ricevuta? Quali legami rilevano nei rapporti fra scuola e mondo del lavoro? Questa è l’ossatura dell’indagine. Già forniscono un quadro della situazione le risposte sulle “relazioni privilegiate” all’interno della scuola. Il giudizio fortemente positivo è solo per quelle con i compagni di classe, al terzo posto si piazzano quelle con gli insegnanti (per la loro competenza didattica e non per la loro disponibilità umana) al quinto i testi di studi, in ultimo le aule e le strutture. E ancora: «La maggior parte dei giovani intervistati non ha avuto alcun contatto con il mondo del lavoro per mezzo della scuola, quali stage, tirocini, incontri, visite in aziende, e chi ha avuto queste esperienze esprime un giudizio tiepido», annota Oliva. Mentre il sociologo Gianfranco Gasperoni ragiona sul fatto che non ci siano particolari differenze sui risultati registrati nelle tre città dislocate al nord, al centro e al sud.

Colpisce quel che i giovani ritengono competenze utili, soprattutto per una “comunicazione efficace”: vale a dire l’italiano, l’inglese, le tecnologie informatiche (queste ultime in realtà sempre più trascurate nelle scuole) mentre le discipline matematiche e scientifiche assumono una posizione ancor più arretrata nella valutazione, fino a scendere a quella cenerentola della filosofia.

Conclusione generale affidata a Attilio Oliva. «L’impressione che si ricava dai risultati di questo studio è che comunque ci sia una scarsa consapevolezza dei problemi che gravano sul sistema scolastico del nostro paese. E lo scarso rendimento della scuola superiore italiana rilevato da indagini comparative internazionali induce a pensare che la qualità dell’istruzione lasci molto a desiderare»

 

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